Plus e Minus 24 del 26/04/2025
- Marco Picetti
- 27 apr
- Tempo di lettura: 3 min

Sin da quando ho iniziato a lavorare come consulente finanziario, uno dei riti del sabato mattina è comprare Il Sole 24 ore a cui è allegato l'inserto "Plus 24"e leggerlo al bar davanti ad una buona tazza di caffè (rigorosamente senza zucchero). Ho osservato l'evoluzione di questa pubblicazione nel corso degli ultimi due decenni e non ho potuto che notare un graduale abbassamento del livello dei contenuti, a favore della necessaria esigenza di incassare maggiori introiti pubblicitari.
Nonostante questo, il sole 24 ore ed il suo inserto del sabato offrono argomenti di riflessione. Quindi se non hai tempo di leggere il giornale, ecco qui i plus e i minus di sabato 26/04/2024.
Plus
L'articolo che ha stimolato la riflessione si trova in quarta pagina ed è la "Cover Story": "Previdenza e giovani. E' ora di dare il via alla riforma".
Il Ministro dell'Economia Giorgetti auspica un miglioramento dei meccanismi di adesione ai fondi pensione, incentivando l'incremento della contribuzione e soluzioni di investimento più efficienti, ma a costo zero per lo Stato.
Minus
L'argomento è divisivo, ma credo che la situazione imponga un ripensamento del ruolo dello Stato come fornitore di servizi a favore del cittadini. Tra i servizi che lo Stato eroga in regime di monopolio c'è quello legato alla liquidazione di pensioni per i lavoratori dipendenti pubblici, privati e per i liberi professionisti che non dispongono di una propria cassa previdenziale (gestione separata). L'INPS, nato nel 1898 come Cassa Nazionale di previdenza per l'invalidità e per la vecchiaia degli operai, nell'intenzione dei soggetti costituenti era un'assicurazione volontaria integrata da un contributo di incoraggiamento e dal contributo anch'esso libero degli imprenditori.
Nel 1919, l'assicurazione per l'invalidità e la vecchiaia diventa obbligatoria per i lavoratori dipendenti privati e infine nel 1933 assume la denominazione di Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale, ente di diritto pubblico dotato di personalità giuridica e gestione autonoma che, dal 1943, diviene definitivamente Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.
Un altro periodo di fondamentale importanza è quello compreso fra il 1968 e il 1972, stagione in cui il sistema passa da essere di natura contributiva a retributiva e viene introdotta la pensione di anzianità e quella sociale.
L'INPS passa dall'essere un'assicurazione di tipo volontario in regime contributivo (ossia un sistema che eroga prestazioni commisurate ai versamenti individuali) ad un istituto di diritto pubblico, la cui adesione è obbligatoria e che eroga prestazioni non commisurate ai contributi versati. L'INPS amplia progressivamente le proprie prestazioni, diventando terreno fertile per le promesse elettorali della politica. Come dimenticare le baby pensioni introdotte nel 1961 in cui si dava accesso alla pensione con 14 anni, 6 mesi e 1 giorno di contributi.
Torniamo all'interrogativo posto dall'articolo: come si potrebbe incentivare una maggiore adesione alla previdenza complementare?
Se lo Stato volesse veramente incentivare l'adesione alla previdenza complementare dovrebbe semplicemente aprirsi alla libera concorrenza e spingere le generazioni ad assumersi maggiori responsabilità .
In che modo?
Consentendo ai giovani lavoratori di poter scegliere liberamente dove poter destinare i propri contributi previdenziali, sia "obbligatori", sia volontari.
In questo modo avremmo un mercato in cui esisteranno due tipi di contributori:
a) Il giovane che affida il proprio futuro pensionistico allo Stato, accontentandosi del tasso di rivalutazione dei contributi stabilito dall'INPS, nonché di tutte le altre condizioni di accesso alle prestazioni come età, anni di lavoro, coefficienti di conversione in rendita.
b) Il giovane che vuole fare un percorso di accantonamento individuale, personalizzato in funzione delle proprie necessità ed obbiettivi di medio lungo termine.
Ma c'è un problema. Quale?
Occorreranno in media altri 30 anni prima che l’intero stock di pensioni in pagamento possa dirsi costituito quasi esclusivamente da pensioni calcolate interamente con il metodo contributivo. Inoltre saranno inevitabili progressivi aggiustamenti delle condizioni di accesso alle prestazioni perché l'equilibrio tra lavoratori e pensionati è in progressivo deterioramento e si trova oggi a 1,6 (1,6 lavoratori per 1 pensionato).
Tale rapporto è considerato critico per il sostegno finanziario del sistema pensionistico pubblico. Nelle economie sviluppate, un rapporto superiore a 2 è generalmente ritenuto necessario per assicurare l’equilibrio di lungo periodo nei sistemi a ripartizione, dove i contributi dei lavoratori attivi finanziano direttamente le pensioni correnti.
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