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I distillati di Egonomics

Plus e Minus 24 del 24/05/2025


Sin da quando ho iniziato a lavorare come consulente finanziario, uno dei riti del sabato mattina è comprare Il Sole 24 ore a cui è allegato l'inserto "Plus 24"e leggerlo al bar davanti ad una buona tazza di caffè (rigorosamente senza zucchero). Ho osservato l'evoluzione di questa pubblicazione nel corso degli ultimi due decenni e non ho potuto che notare un graduale abbassamento del livello dei contenuti, a favore della necessaria esigenza di incassare maggiori introiti pubblicitari.


Nonostante questo, il sole 24 ore ed il suo inserto del sabato offrono argomenti di riflessione. Quindi se non hai tempo di leggere il giornale, ecco qui i plus e i minus di sabato 24/05/2025




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Plus


L'inserto del 24/05 offre due spunti di riflessione, ma per esigenze di spazio ho deciso di soffermarmi sull'articolo a pagina 7 intitolato: "ETF. In Europa compiono 25 anni, ancora spazi di crescita per il retail".

L'autore descrive l'evoluzione del mercato degli ETF, ossia dei fondi negoziati in Borsa, sul mercato europeo, ricordando come il primo strumento di questo tipo sia stato quotato alla borsa tedesca lo scorso 11/04/2000. Il successo degli ETF è certificato dall'aumento esponenziale delle masse che oggi toccano oltre 2300 miliardi di euro. L'articolo si chiude con l'auspicio che la quota detenuta dai piccoli risparmiatori (retail) possa crescere superando l'attuale quota del 15%.


Minus


Il compleanno degli ETF devo ammettere che ha scatenato in me una serie di ricordi e riflessioni che vorrei condividere.


Il ricordo


Gli ETF, prima di tutto, portano indietro le lancette dell'orologio a quando ho conosciuto Paolo, uno dei primi clienti che ho avuto il privilegio di poter assistere nelle vesti di neo consulente finanziario indipendente. La tabella sottostante rappresenta l'elenco di ETF che avevo selezionato nel novembre del 2004 per la parte azionaria destinata all'Italia e all'Europa. In quel momento Lyxor e State Street erano leader nel mercato degli ETF.



La consulenza indipendente è cresciuta insieme agli ETF in quanto essi hanno rappresentato (e rappresentano ancora oggi) un modo per i clienti per rendersi autonomi nella gestione dei propri investimenti rispetto all'offerta prodotti di banche ed altri intermediari. Gli ETF sono inoltre strumenti finanziari liberamente acquistabili sul mercato, concorrenziali rispetto ai tradizionali fondi di comuni di investimento, ma soprattutto utili come termine di confronto per valutare la bontà di un prodotto finanziario proposto da una banca oppure da un agente ad essa collegato.

Le commissioni di gestione degli ETF sono talmente esigue che non consentono ai collocatori di prodotti finanziari di conseguire margini sufficienti a remunerare la propria attività di intermediazione, e questo inevitabilmente si riflette sull'accesso a questi strumenti da parte del pubblico dei piccoli risparmiatori che, come sottolineato dall'articolo, detiene solo il 15% del totale del patrimonio gestito.


L'equivoco

Ma se il connubio tra consulenti finanziari indipendenti ed ETF ha indubbiamene portato vantaggi ad entrambi, credo sia altrettanto importante sottolineare che è a dir poco riduttivo pensare che il lavoro del consulente indipendente sia quello di raccomandare l'acquisto di un paniere di ETF dietro il pagamento della parcella.



Quindi se è vero che alcune realtà del sistema bancario a distanza di 25 anni dall'introduzione degli ETF in Europa hanno timidamente iniziato ad addebitare esplicitamente (in c/c) il costo per il servizio di consulenza abbinato ad un portafoglio low cost costituito da fondi quotati in Borsa, è altrettanto vero che la consulenza finanziaria indipendente ha evoluto un modello di servizio legato alla pianificazione di ogni aspetto patrimoniale (persona fisica e azienda), operando in un contesto di assenza di conflitti di interesse con il proprio cliente.


Il portafoglio in ETF e il pagamento di una parcella sono quindi un punto di partenza e non un "nuovo" prodotto da vendere, perché la consulenza necessita di un'elevata personalizzazione e questo non si sposa con un servizio massivo e standardizzato.


La critica


L'industria degli ETF parrebbe voglia fagocitare anche quella dei fondi comuni di investimento "attivi", ossia quelli che hanno come obbiettivo quello di fare meglio rispetto all'indice di mercato: la scelta non pare condivisibile perché questo snatura la missione degli ETF, ossia strumenti che replicano passivamente un indice di mercato.


Se vuoi fare un check al tuo portafoglio d'investimento, clicca qui sotto.











 
 
 

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